Un carattere indefinibile e turbolento e per molti versi rivoluzionario: indomita nella scelte, coraggiosa nelle soluzioni, caparbia sempre. Nina Simone non è stata soltanto una musicista eccelsa (senza ombra di dubbio), capace di comprendere un’era, e anche la sua dissoluzione, ma una protagonista a tutto tondo di un’esistenza di contrasti in lotta per un’identità. Nel cercare di rendere immediato un profilo piuttosto complesso, sia da un punto di vista artistico che umano, Gianni Del Savio ha scelto di collocare Nina Simone dentro i suoi tempi, ovvero la seconda metà del ventesimo secolo con un ritratto puntuale, rigoroso e nello stesso tempo pregevole nella sua linearità. La biografia ben ordinata in ordine cronologico e sviluppata cercando di appurare ogni singolo dettaglio (compresa una corposa bibliografia e tutte le colonne sonore) e in ogni prospettiva possibile riesce nell’intento di riassumere le difficoltà dell’esistenza di Nina Simone così come la ricchezza delle canzoni e delle interpretazioni e la sua appartenenza a un movimento tellurico indispensabile, nei legami con Langston Hughes, James Baldwin, Angela Davis, Miriam Makeba, i Last Poets e Bob Dylan. Una moltitudine di personaggi che gravitano nell’orbita della Simone, la cui sensibilità resta la nota più squillante di tutta la biografia. Molta attenzione è dedicata alla musica, alle performance, e ai dischi che Gianni Del Savio racconta nello specifico, come se fossero tasselli di un quadro ben più ampio che comprende anche l’intricata realtà personale di Nina Simone. Quello che Maya Angelou definiva “l’eterno enigma artistico” viene narrato attraverso l’analisi delle canzoni più importanti (Backlash Blues, Mississippi Goddam, To Be Young Gifted and Black, tra le altre), il racconto di episodi e aneddoti singolari dal vivo, nonché la gestazione delle incisioni e dei rapporti con l’industria discografica, note dolenti comprese. Costretta a convivere con quello che Gianni Del Savio definisce “un cocktail psicologico e comportamentale, il suo, che la seguirà fino alla fine dei suoi giorni”, Nina Simone sarà protagonista di conflitti e sofferenze, spesso determinanti. Il clima e le pressioni che ha dovuto affrontare non l’hanno di sicuro aiutata e in questo “la storia musicale e politica” assemblata da Gianni Del Savio ne tiene conto, riuscendo nell’impresa di sintetizzare Stokely Carmichael, Malcolm X e Martin Luther King, marce e sommosse, l’Africa e l’Europa, complotti e fughe con le vicende personali e famigliari di Nina Simone. I drammi vanno progressivamente coincidendo su un piano inclinato che Gianni Del Savio segnala a partire dagli anni settanta. È quando Nina Simone dice che “l’America che avevo sognato durante gli sessanta ora sembrava un brutto scherzo, con Nixon alla Casa Bianca e la rivoluzione nera rimpiazzata dalla disco”, che si comprende la statura del personaggio, la sua specificità artistica, la forza e il coraggio che spese per un’emancipazione reclamata, agognata, combattuta. È così che la definizione migliore di Nina Simone, come forse era inevitabile, si trova nei primi versi di una delle sue canzoni più sentite, I Wish I Knew How It Would Feel to Be Free: “Vorrei sapere come ci si sente a essere liberi, vorrei poter spezzare tutte le catene che mi avvincono, vorrei poter dire tutte le cose che mi piacerebbe dire, dirle ad alta voce, dirle con chiarezza, perché il mondo intero possa sentirle”. L’ha fatto per tutta vita.
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