Le città da cantare (Atlante semi-ragionato dei luoghi italiani cantati) parte dal presupposto che “ogni essere umano ha dentro di sé un paesaggio, quello della propria terra d’origine, e fuori di sé quello che ha incontrato nei percorsi della sua vita viaggiando o migrando. Non sfuggono a questa regola gli autori di canzoni. Le canzoni, nella loro apparente leggerezza e banalità, ci segnano la vita, ci fanno ricordare oltre alle persone care, momenti significativi della nostra esistenza e anche i luoghi in cui le abbiamo ascoltate o a cui si riferiscono”. Essendo un geografo, Riccardo Canesi scegli di assemblare questo “atlante” musicale partendo proprio dalla forma della città che, come diceva Italo Calvino, “ha un semplice segreto: conosce solo partenze e ritorni”. Una constatazione che coincide, non a caso, con il tema e il soggetto di Una città per cantare, a cui come è evidente Riccardo Canesi ha attinto per il titolo. La canzone di Ron e Lucio Dalla, ricalcata su The Road di Danny O’Keefe e resa celebre nella versione di Jackson Browne in Running On Empty è un po’ la prima tappa di un bel viaggio nelle città italiane. I legami musicali sono sviluppati con un certo brio, senza il peso di analisi particolareggiate, con disinvoltura e comunque con un riguardo scrupoloso nei confronti delle canzoni e degli autori. A garanzia, Riccardo Canesi mette un sigillo importante citando addirittura un’esortazione di Marcel Proust: “Non disprezzate la musica popolare. Siccome essa si suona e si canta molto più appassionatamente di quella colta a poco a poco essa si è riempita del sogno e delle lacrime degli uomini. Per questo vi sia rispettabile. Il suo posto è immenso nella storia sentimentale della società. Il ritornello che un orecchio fine ed educato rifiuterebbe di ascoltare, ha ricevuto il tesoro di migliaia di anime, conserva il segreto di migliaia di vite di cui fu l’ispirazione, la consolazione sempre pronta, la grazia e l’idea”. Una parte considerevole dell’attenzione è rivolta, come pare logico, ai cantautori che hanno avuto un ruolo importantissimo nella storia della musica italiana e spesso sono legatissimi alla propria città, valga su tutti il legame con Bologna, di Francesco Guccini e Claudio Lolli o, neanche a dirlo, di Genova con Fabrizio De André. Ricardo Canesi colloca i protagonisti con presentazioni spicciole e immediate, senza l’ansia o l’ambizione di compilare un elenco completo e definitivo, piuttosto con lo spirito di una mappatura che possa mostrare Milano attraverso gli occhi Dario Fo e Enzo Jannacci (un genio), Roma nelle parole di Francesco De Gregori o Livorno in quelle di Piero Ciampi e poi Napoli, Firenze o Pordenone nel susseguirsi di intense scene musicali. C’è molto da ascoltare e ancora di più da leggere perché poi Riccardo Canesi non dimentica il suo “vero” lavoro e tra un capitolo e l’altro infila materiali che riguardano problemi e questioni che toccano la vita quotidiana delle nostre città. Un bel lavoro di divulgazione, fatto con un spirito leggero e acuto nello stesso tempo: Le città da cantare contiene un’idea che si può moltiplicare all’infinito applicandola ad altri luoghi, non meno attraenti delle realtà urbane. Basta pensare a tutto l’immaginario sul mare o sui fiumi, come suggerisce nelle pagine introduttive lo stesso Riccardo Canesi. Volendo si può partire con il mondo intero, ma la sorpresa è dietro l’angolo perché i Beatles, che hanno cancellato la parola “impossibile” dal vocabolario, si erano già proiettati Across The Universe. Buon viaggio.
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