La storia di Nick Becattini è impregnata di passione e di dolore, due elementi che alimentano il Catartico Blues senza sosta. La musica e la chitarra sono il battito costante e insistente, da un quartiere di Pistoia a Chicago, andata e ritorno non senza traumi. Inseguire un sogno (americano) e dedicargli tutto il tempo (e non solo) è la vera forza motrice dell’espressione di Nick Becattini, chitarrista, compositore, cantante e molto altro. Il blues è vissuto fino in fondo, e senza esitazioni: gli inizi pionieristici con la Model T Boogie di Giancarlo Crea, uno dei gruppi che hanno scavato le fondamenta del blues in Italia, e bisogna tornare al 1985. Un’esperienza formativa e speciale a cui fa seguito il viaggio verso Chicago dove, tra mille avventure, Nick Becattini diventa il chitarrista di Son Seals. Si avverte ancora l’emozione e l’incredulità quando rievoca quei momenti in Catartico Blues: “La notte quando tornavo a casa a volte ci pensavo: in quei locali solo dieci, quindici anni prima ci venivi a sentire Muddy Waters o Howlin’ Wolf, gli dei del blues, e ora quel pubblico si spellava le mani e infilava dollari nella chitarra del ragazzino di via Pratese!”. La difficoltà di un bluesman italiano in una metropoli americana, uno scontro di culture che ha portato Nick Becattini ad aumentare a dismisura il suo bagaglio di esperienze artistiche, ma anche a riconsiderare il quadro generale delle esigenze personali e, dopo un po’, anche di quelle famigliari. Il ritorno a casa segna anche lo sviluppo della sua carriera solista, dove scopre che “gestire le dinamiche umane interne a una band è già un mestiere”. Ci sono mille aspetti che vanno affrontati prima di mettere piede sul palco o in uno studio di registrazione: questioni economiche, logistiche, imprevisti e incidenti di ogni sorta che vengono sopportati perché, alla fine, “c’è un’unione di anime che viaggiano insieme. È tutta una dinamica, un dialogo musicale da battuta a battuta, è una sensazione indescrivibile. Il pubblico se ne accorge. Succede che a distanza di anni te ne riparla”. A Nick Becattini è successo spesso nel corso della sua carriera che si è sviluppata sia come chitarrista per conto terzi, sia come bandleader e anche dal punto di vista didattico dove ha lasciato testimonianze altrettanto valide, considerando e rispettando l’idea che “il blues è quel sentimento che viene quanto sei completamente dentro a qualcosa, e sei consapevole che non puoi uscire da lì, ma visto che ci sei, te la giochi al meglio, con il sorriso”. Scritto con la collaborazione di Chiara Alibrandi e Maurizio Tempestini, Catartico Blues è un racconto vivido e pulsante che tocca dal vivo circostanze intime e lancinanti, compresa la malattia che se l’è portato via alla fine dell’estate. Resta il ricordo di un musicista caparbio, coraggioso, appassionatissimo: ogni capitolo di Catartico Blues è aperto dalla citazione di una canzone (tra gli altri Willie Dixon, T-Bone Walker, Cab Calloway, Leonard Cohen, Snooks Eaglin, Otis Redding, Muddy Waters, Johnny Cash, Louis Armstrong, Stevie Wonder, Chuck Berry, Jimi Hendrix, Ray Charles, Slim Harpo) che mettono in rilievo la ricchezza delle esplorazioni musicali, e non. Nell’introduzione Nick Becattini dice che “ogni storia di vita ha una sua dignità. Specie se vissuta intensamente e se è guardata con la prospettiva temporale che dai nonni va ai genitori e da loro arriva ai figli, attraverso mille peripezie”. È la stessa versione che Silvano Brambilla riassume così nella prefazione di Catartico Blues: “Nick Becattini come figlio, fratello, musicista, padre, amico, compagno, ha dato e ricevuto una infinità di emozioni”. Qui dentro ci sono tutte.
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